Piante Magiche

Rivista di Preistoria, Etnografia e Storia naturale
Istituto Storico Lucchese, 1 (2), 2003
F. Camangi, A. Stefani
LE PIANTE NELLA MAGIA E NELLA SUPERSTIZIONE:
ALCUNI ESEMPI DI PRATICHE POPOLARI IN TOSCANA
Riassunto - La Toscana è una regione assai ricca di tradizioni popolari legate alle
piante. In questo lavoro gli autori riferiscono gli usi delle specie vegetali nelle pratiche
magiche e nella superstizione. A testimoniare tali usanze alcune di queste specie (Cannabis
sativa L., Stachys recta L, etc.) sono state inserite tra le accessioni conservate presso l’Orto
Etnobotanico di Rottaia (PI).
Parole chiave - Etnobotanica, Toscana.
Abstract - Tuscany is a region very rich in popular traditions connected to plants. In
this work, the authors present the plants used in magic and superstition. To testify their use,
some of these plants (Cannabis sativa L., Stachys recta L., etc.) have been inserted in the
Ethnobotanical Garden of Rottaia, near Pisa.
Key words - Ethnobotany, Tuscany
Le tradizioni etnobotaniche1 in Toscana sono assai ricche ed annoverano numerose
piante utilizzate principalmente a scopo medicinale e alimentare, nonché in pratiche minori
come le attività domestiche, artigianali, tintorie, liquoristiche, cosmetiche, nei riti religiosi e
addirittura nella magia e nella superstizione2.
Nella cura e prevenzione di certe patologie, spesso, si associa l'uso delle piante a
pratiche magiche: in alcuni casi, le specie vegetali sono già di per se medicinali ed il supporto
“stregonesco” serve a potenziarne l’efficacia terapeutica, mentre in altri, il ruolo delle piante
è marginale, di mero significato simbolico. Nel primo caso un esempio emblematico è stato
rinvenuto nel Livornese: il decotto ottenuto dalle foglie e radici di tarassaco (Taraxacum
officinale Weber) - pianta dalle note virtù terapeutiche - secondo la popolazione locale deve
riposare un'intera notte sotto gli influssi benefici della luna piena, prima di essere
Scuola Superiore Sant'Anna di Studi Universitari e di Perfezionamento di Pisa - Piazza Martiri della Libertà,
33 - Pisa, 56127.
E-mail: camangi@sssup.it, e-mail: stefani@sssup.it.
1 L'etnobotanica è la disciplina che studia e documenta le tradizioni popolari legate alle piante, nelle diverse
civiltà.
2 Cfr. Uncini Manganelli R.E., Camangi F., Tomei P.E., Oggiano N., 2002 - L’uso delle erbe nella tradizione rurale
della Toscana. Voll. I-II. ARSIA - Regione Toscana, Firenze.

2
somministrato oralmente come depurativo3; mentre nel secondo caso ricordiamo che, nel
Casentino (AR), per guarire dai dolori reumatici o dal cosiddetto “colpo della strega” si
utilizza una corda di canapa (Cannabis sativa L.) opportunamente annodata, appoggiata sulla
schiena del paziente, e adoperata a mó di rosario recitando una giaculatoria che invoca l'aiuto
dei santi4.
Tra le usanze magiche più interessanti troviamo il rituale della “segnatura” usato per
vari fini: eradicare porri e/o verruche con l'ausilio di mele (Malus domestica Borkh.)5, di fagioli
(Phaseolus vulgaris L.)6, di fave (Vicia faba L.)7, cauli di giunco (Juncus sp. pl.)8 o di ginestra
(Spartium junceum L.)9, foglie di mirto (Myrtus communis L.) 10, di salice (Salix sp.pl.)11 o di tiglio
(Tilia sp.pl.)12; curare l’orzaiolo con le cariossidi del riso (Oryza sativa L.)13, del grano (Triticum
aestivum L.)14 o dell'orzo (Hordeum vulgare L.)15 ; scacciare “il fuoco di Sant'Antonio” con
rametti di rovo (Rubus sp.pl.)16 successivamente bruciati; trattare l'erisipela e altre affezioni
cutanee con l'iperico (Hypericum perforatum L.)17, il sambuco (Sambucus nigra L.)18 o la salvia
(Salvia officinalis L.)19 . Per descrivere la pratica della “segnatura”, a titolo esemplificativo,
riportiamo la metodica individuata nel Pistoiese per eliminare i porri20. In questo caso il
“guaritore” taglia una mela in quattro spicchi e li usa singolarmente per eseguire, sulle
escrescenze, il segno della croce; al termine dell’operazione la mela viene ricomposta, spesso
legandola con un filo rosso, e sepolta lontano dall’abitazione delle persona trattata. Quando il
frutto marcirà il problema dermatologico sarà risolto; condicio sine qua non è il credere nel rito.
Sovente, durante queste pratiche magiche si recitano preghiere; nel Capannorese (LU) è stata
registrata la seguente: “porro vai via nel nome di Giuseppe e di Maria, salva l'anima mia21; curiosa è
3 Camangi F., Tomei P.E., 2003 - “Tradizioni etno-farmacobotaniche nella provincia di Livorno: il territorio della
Valle Benedetta”. Inf. Bot. Ital., 35: (1), 41-54. Cfr. p. 50.
4 Camangi F., Stefani A., Tomei P.E., 2003a - Le piante medicinali nella tradizione popolare del Casentino (Arezzo -
Toscana): i territori di Poppi e Bibbiena. In: Atti 98° Congresso S.B.I., 24-27.09.2003, Catania. Cfr. p. 278.
5 Uncini Manganelli R.E., Tomei P.E., 1998a – Le piante magiche della Garfagnana: considerazioni preliminari. In Erbi
boni, erbi degli streghi/ Good weeds, witches’weeds. Pieroni A., experiences, Köln, pp. 65-68. Cfr. p. 67.
6 Ibidem Uncini Manganelli R.E., Camangi F., Tomei P.E., Oggiano N., 2002. Cfr. p. 198.
7 Camangi F., Stefani A., Tomei P.E., 2003b - Il Casentino: tradizioni etnofarmacobotaniche nei comuni di Poppi e
Bibbiena (Arezzo - Toscana). Atti Soc. Tosc. Sci. Nat., Mem, Ser. B, 110, in stampa.
8 Ibidem Uncini Manganelli R.E., Camangi F., Tomei P.E., Oggiano N., 2002. Cfr. p. 149.
9 Informazioni inedite fornite dal Dr. G. Cecchelli relative ad una indagine etnobotanica, ancora in itinere,
condotta in alta Val di Cecina (PI).
10 Idem.
11 Camangi F., Uncini Manganelli R.E., 1999. L’etnobotanica nel territorio di Capannori: stato delle conoscenze e nuove
acquisizioni. In: Aspetti biologici del territorio del Comune di Capannori. Studi Capannoresi Vol. III: 177-224. La
Grafica Pisana, Buti (PI). Cfr. p. 212.
12 Ibidem Uncini Manganelli R.E., Camangi F., Tomei P.E., Oggiano N., 2002. Cfr. p. 273.
13 Ibidem Camangi F., Stefani A., Tomei P.E., 2003b.
14 Ibidem Uncini Manganelli R.E., Camangi F., Tomei P.E., Oggiano N., 2002. Cfr. p. 277.
15 Ibidem Camangi F., Stefani A., Tomei P.E., 2003b.
16 Tomei P.E., Uncini Manganelli R.E., 2000 - Aspetti magici nelle tradizioni etno-farmacobotaniche della Toscana centro-
settemtrionale. In: Atti Terzo Convegno sulla “Stregoneria: le streghe, il loro signore, i loro strumenti”, 4/5.10.1997.
Triora. Cfr. pp. 162-163.
17 Ibidem Tomei P.E., Uncini Manganelli R.E., 2000. Cfr. p. 163.
18 Ibidem Uncini Manganelli R.E., Tomei P.E., 1998a. Cfr. pp. 66-67.
19 Ibidem Tomei P.E., Uncini Manganelli R.E., 2000. Cfr. pp. 163-164.
20 Uncini Manganelli R.E., Tomei P.E., 1998b - Indagini etno-farmacobotaniche nel Pistoiese. Att. Mem. Accad. Tosc.
Sci. Let. Colombaria. Vol. LXIII, Ser. XLIX, pp. 135-158. Cfr. p. 147.
21 In verbis.

3
questa espressione nella quale il “segnatore” conscio di praticare un rito “blasfemo” si tutela
raccomandandosi la salvezza dell’anima.
Il successo di un trattamento terapeutico è spesso legato a curiose credenze: molte
piante vengono raccolte di preferenza il giorno di San Giovanni (24 Giugno)22, bagnate dalla
guazza mattutina; la preparazione di certi medicamenti prevede l'impiego di eccipienti
preventivamente benedetti23 (olio, acqua, candela, etc.); certe specie vegetali devono essere
raccolte in particolari luoghi: in Versilia (LU) si dice che la camomilla (Matricaria chamomilla L.)
migliore è quella che “ha visto il mare” 24 , nel Livornese l’edera (Hedera helix L.) più
medicamentosa cresce all’ombra25, mentre nel Grossetano avvinghiata sulle statue26.
Altre curiose superstizioni sono qui di seguito brevemente esposte: in Garfagnana (LU)
cuscini imbottiti di elicriso essiccato (Helichrysum italicum (Roth) Don) si utilizzano per far
riposare e guarire gli arti affetti da dolori reumatici27; nel Grossetano l'edera (Hedera helix L.) è
usata per realizzare corone da cingere il capo in caso di emicrania28; in Versilia un giaciglio di
rami di bosso (Buxus sempervirens L.) è considerato un ottimo rimedio per previene la mastite
post-partum nelle mucche29; nel Pistoiese, contro l'enuresi notturna si consiglia di dormire su
un materasso preparato con le fronde della felce maschio (Dryopteris filix-mas (L.) Schott) 30; a
Collodi (PT)31 si preparano collane di aglio (Allium sativum L.), o nel Livornese32 di aglio e
ruta (Ruta sp.pl.), da portare al collo come valido rimedio antielmintico, specialmente contro
gli ossiuri (Henterobius vermicularis) nei bambini.
Una superstizione abbastanza diffusa in Toscana, ma non solo, è quella legata
all'ippocastano (Aesculus hippocastanum L.)33: per tenere lontano le malattie da raffreddamento
bisogna portare sempre con sé, in tasca, un seme. Ed ancora, è credenza popolare che
riuscire con un solo soffio a disperdere i frutti piumosi del tarassaco (Taraxacum officinale
Weber) permetterà l'esaudirsi di un desiderio34.
In Garfagnana35, nel Pistoiese36 e nel Mugello37 (FI) per "allontanare la paura", legata ad
un evento tragico o scioccante, si adopera il decotto ottenuto dalle foglie della cosiddetta
“erba della paura” (Stachys recta L.); il preparato è usato in abluzioni, bagnando la persona
22 De Nicolò M.L., 1995 - Le erbe di San Giovanni. Mediamix Ed. Scientifiche s.r.l., Milano.
23 Ibidem Camangi F., Stefani A., Tomei P.E., 2003b.
24 Corsi G., Gaspari G., Pagni A.M., 1981 - L'uso delle piante nell'economia domestica della Versilia collinare e montana.
Atti Soc. Tosc. Sci. Nat., Mem., Ser. B, 87: 309-386 (1980). Cfr. p. 383.
25 In verbis.
26 Chiavoni M., Raffo E.S., 1994 - Ricerca etnobotanica nella provincia di Grosseto. Tipografia La Stampa, Grosseto.
Cfr. p. 12.
27 Uncini Manganelli R. E., Tomei P. E., 1996 - Indagini farmaco-botaniche in Garfagnana (Lucca): il versante
appenninico. Atti Soc. Tosc. Sci. Nat., Mem., Ser. B, 102: 3-18. Cfr. p. 8.
28 Ibidem Chiavoni M., Raffo E.S., 1994. Cfr. p. 12.
29 Ibidem Corsi G., Gaspari G., Pagni A.M., 1981. Cfr. pp. 378-379.
30 Ibidem Uncini Manganelli R.E., Tomei P.E., 1998b. Cfr. p. 143.
31 Camangi F., Uncini Manganelli R.E., Tomei P.E., 2001 – L’uso delle piante nella medicina popolare del territorio di
Collodi. Acta Phytotherapeutica IV (2): 58-65. Studio Edizioni, Milano. Cfr. p. 59.
32 Ibidem Camangi F., Tomei P.E., 2003 - Cfr. p. 42.
33 Camangi F., Tomei P.E., 1999 - Le piante medicinali nella tradizione del Capannorese- Comune di Capannori (LU).
La Grafica Pisana, Buti (PI). Cfr. 27
34 Ibidem Uncini Manganelli R.E., Camangi F., Tomei P.E., Oggiano N., 2002. Cfr. p. 266.
35 Uncini Manganelli R.E., Tomei P.E., 1997 - Indagini farmaco-botaniche in Garfagnana (Lucca): il versante
apuano. Atti Soc. Tosc. Sci. Nat., Mem., Ser. B, 103: 63-80. Cfr. p. 73.
36 Ibidem Uncini Manganelli R.E., Tomei P.E., 1998b. Cfr. p. 152.
37 Giachetti G., Tomei P.E., 2003 - Piante officinali nell'uso tradizionale del Mugellano (Toscana). Atti Soc. it. Sci. nat.,
Museo civ. Stor. nat. Milano, 144 (I): 23-49. Cfr. 42.

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dalla testa ai piedi; la paura sarà scemata allorquando l'acqua raccolta da torbida e filamentosa
risulterà essere perfettamente limpida.
Un argomento ampiamente trattato con l'uso della magia e delle “erbe” è il malocchio;
per verificarne la presenza si gettano alcune gocce di olio d'oliva, meglio se benedetto, in
acqua38: se queste si “rompono” il responso è positivo ed allora il “guaritore” attuerà sulla
persona colpita dal malocchio particolari e talvolta segreti riti magici. La ruta (Ruta sp.pl.)39 è
la pianta per eccellenza più usata per tenere lontano il malocchio assieme all'aglio (Allium
sativum L.)40, mentre in Alta Garfagnana, in passato, si usavano fare bagni col decotto delle
foglie di vitalba (Clematis vitalba L.)41. L'impiego di amuleti, variamente preparati, sono usati
per scongiurare il malocchio. In Lunigiana (MS) se ne prepara uno siffatto: fra due lembi di
stoffa si pongono tralci di luppolo (Humulus lupulus L.), tre “chicchi” di grano (Triticum
aestivum L.), altrettanti frutti di finocchio (Foeniculum vulgare Miller), una foglia di olivo
benedetto (Olea europaea L.), un frammento di quella di palma (Chamaerops humilis L.) ed un
rametto di faggio (Fagus sylvatica L.) necessariamente raccolto sull'Alpe di San Pellegrino42.
Nel Pistoiese, per conquistare la persona amata si utilizza il latice che geme dai fusti
spezzati dell'insalata selvatica (Lactuca serriola L.), per confezionare filtri d'amore43; mentre sul
Monte Amiata, i ragazzi di una volta, impiegavano le foglie della coronilla (Coronilla emerus L.),
chiamata localmente “erba dell’amore” per verificare il grado d’innamorato della persona
amata44.
Numerose ed eterogenee - diverse da località a località - sono i riti di buon auspicio: la
fioritura, nel giorno dell'Ascensione, di Sedum dasyphyllum L. è sentore di un anno fortunato45;
petali di rosa (Rosa sp.pl.) benedetti il giorno di Santa Rita (22 Maggio) vengono mangiati da
ogni singolo componente della famiglia in segno beneauguarante46; corone di edera (Hedera
helix L.) si donano alle novelle coppie di sposi per augurare un'unione salda e duratura47; ai
bambini appena nati si fa assaggiare un cucchiaino di mela (Malus domestica Borkh.) cotta per
“avviarli alla vita” 48; alle giovani spose si regalano spighe di grano (Triticum aestivum L.)49 quali
simboli di fertilità; il giorno di Pasqua e per tutta la Quaresima si porta indosso un rametto di
bosso (Buxus sempervirens L.), per ottenere la buona fortuna durante tutto l'anno50, così pure
bruciare, la notte della vigilia di Natale, rami di ginepro (Juniperus communis L.), di elicriso
(Helichrysum italicum (Roth) Don) e di ginestra (Spartium junceum L.) nei cosiddetti “Natalecci”
di Gorfigliano in Garfagnana51.
38 Ibidem Uncini Manganelli R.E., Camangi F., Tomei P.E., Oggiano N., 2002. Cfr. p. 186.
39 Ibidem Uncini Manganelli R.E., Camangi F., Tomei P.E., Oggiano N., 2002. Cfr. p. 234.
40 Ibidem Uncini Manganelli R.E., Camangi F., Tomei P.E., Oggiano N., 2002. Cfr. p. 36.
41 Pieroni A., 1999 - Piante spontanee della tradizione ed immaginario collettivo in Alta garfagnana (Lucca): un centro di
documentazione sulla cultura orale. Inf. Bot. Ital. 31 (1-3): 183-189. Cfr. p. 185.
42 Ibidem Tomei P.E., Uncini Manganelli R.E., 2000. Cfr. p. 162.
43 Ibidem Uncini Manganelli R.E., Tomei P.E., 1998b. Cfr. p. 146.
44 De Bellis A., 1986 - Uomini e piante dell’Amiata. Editori del Grifo, Montepulciano (SI). Cfr. p. 37.
45 Ibidem Uncini Manganelli R.E., Tomei P.E., 1998b. Cfr. p. 152.
46 Ibidem Pieroni A., 1999. Cfr. p. 186.
47 Nel Casentino (AR), in verbis.
48 Camangi F., Stefani A., Tomei P.E., 2003c - Recupero e valorizzazione di vecchie cultivar di Melo (Malus domestica
Borkh.) nel Casentino (Arezzo - Toscana), nei territori di Poppi e Bibbiena". In: Atti 98° Congresso S.B.I., 24-
27.09.2003, Catania. Cfr. p. 127.
49 Ibidem Uncini Manganelli R.E., Camangi F., Tomei P.E., Oggiano N., 2002. Cfr. p. 277.
50 Ibidem Uncini Manganelli R.E., Camangi F., Tomei P.E., Oggiano N., 2002. Cfr. p. 63.
51 Ibidem Pieroni A., 1999. Cfr. p. 186.

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Nell'immaginario collettivo, frutto della fantasia popolare, troviamo vari alberi - come
il castagno (Castanea sativa Miller)52 e il noce (Juglans regia L.)53 - considerati dimore degli spiriti,
delle streghe e di altri fantastici personaggi. In Garfagnana per allontanare il “buffardello”54,
un folletto burlone che si diverte a fare gli scherzi - innervosire gli animali, annodare le code
ai cavalli, liberare le bestie dai recinti, ecc. - si appende un ramo di ginepro (Juniperus communis
L.) 55 fuori dalle stalle. Invece, per scacciare le streghe, in Lucchesia si usa l'erica (Erica scoparia
L.)56, mentre nel Casentino la carlina (Carlina acaulis L.)57; tali piante poste all'ingresso delle
case impediranno alle streghe di entrare poiché per farlo dovrebbero, rispettivamente,
contare le foglie dei rami o le squame bianco-argentee delle infiorescenze, ma essendo queste
molto numerose abbandoneranno l'impresa per stanchezza o verranno colte dal
sopraggiungere dell'alba e quindi costrette a scapare.
Gli esempi sopra citati rappresentano una piccola parte di quell’ampio bagaglio
culturale che “le genti toscane”, nel corso dei secoli, hanno acquisito e tramandato da
generazione in generazione, e che oggi purtroppo rischia di perdersi; una diversità culturale
che merita d'essere salvaguardata e valorizzata.
Attualmente il Centro Etnobotanico Toscano58 per questa regione ha censito oltre
cinquanta specie vegetali legate alla magia e alla superstizione; alcune di queste, a
testimoniare tali usanze popolari, sono state inserite tra le accessioni conservate presso l'Orto
Etnobotanico di Rottaia, vicino Pisa59.
Incisione del XV secolo raffigurate
streghe intente a preparare filtri e pozioni magiche
52 Ibidem Uncini Manganelli R.E., Camangi F., Tomei P.E., Oggiano N., 2002. Cfr. p. 74.
53 Ibidem Uncini Manganelli R.E., Camangi F., Tomei P.E., Oggiano N., 2002. Cfr. p. 148.
54 Guidi O., 1991, Magia e folletti in Garfagnana. Maria Pacini Fazzi Ed., Lucca.
55 Ibidem Uncini Manganelli R.E., Camangi F., Tomei P.E., Oggiano N., 2002. Cfr. p. 151.
56 Ibidem Uncini Manganelli R.E., Camangi F., Tomei P.E., Oggiano N., 2002. Cfr. p. 110.
57 Ibidem Camangi F., Stefani A., Tomei P.E., 2003b.
58 Il Centro Etnobotanico Toscano ha sede presso il Dip.to di Agronomia e Gestione dell'Agroecosistema
dell'Università di Pisa ed è stato istituito nel 1999 per coordinare, sul territorio regionale, le ricerche sulle
tradizioni popolari legate alle piante, e per avere una struttura referenziata a livello Nazionale ed
Internazionale.
59 L'Orto Etnobotanico di Rottaia, inaugurato nel 2002, si estende su una superficie di circa mezzo ettaro ed
ospita 167 piante, scelte tra le più rappresentative nell'ambito delle tradizioni rurali della Toscana. Tale
materiale vegetale proviene dalle varie località presso le quali sono utilizzate, al fine di salvaguardare la
diversità geneti