Negli anni ’50, dopo gli orrori e le sofferenze della seconda guerra mondiale, tutta l’Italia si risvegliò con la voglia di vivere e costruire un mondo migliore.
La gioventù riscoprì nuove e vecchie passioni dedicandosi anche ad attività che non erano la sola sopravvivenza. In quegli anni, ma anche prima, l’alpinismo o "l’andare in montagna" era attività di elite e praticata esclusivamente da cittadini. Le Alpi Apuane già da tempo erano frequentate da Fiorentini , Lucchesi ed esponenti di classi agiate anche straniere, ma difficilmente dai montanari, cioè da coloro che vivevano nei paesi limitrofi, se non per lavoro come pastori, boscaioli o cavatori.
La montagna, la Pania è nel dna di ogni Gallicanese. Ogni mattina quando esci di casa immancabilmente lo sguardo corre verso la sagoma incombente della Pania Secca che chiude imponente la testa della valle della Turrite di Gallicano. Di là si cercano gli auspici per la giornata. "Se la Pania ha il cappello a Gallicano ci vuole l’ombrello". Se invece l’aria è l’impida e sembra di toccare la vetta, la giornata sarà buona e l’animo si rasserena.
Quando poi si incontrano due vecchi amici che ricordano i bei tempi andati, al lamentarsi di uno che hee.. si invecchia, l’altro immancabilmente risponde: no, vecchia è la Pania.
Però pochi avevano avuto l’ardire di salire fin lassù. Negli anni trenta il gallicanese Elio Benedetti, universitario a Firenze, in inverno lasciò la vita sulla Nord del Col della Lettera, ma la sua era una attività legata all’ambiente fiorentino.
Negli anni ’50 invece un nutrito gruppo di persone, trasversali alle classi sociali, si innamorò delle Panie e "nell’andare in montagna" e per alcuni anni frequentò assiduamente il rifugio e le vette di queste splendide montagne.
Fu costituita una associazione chiamata "SOCIETA’ ALPINISTICA GARFAGNINA" con tanto di tessera, presidente e consiglio direttivo. Si organizzavano gite sociali e spettacoli teatrali per autofinanziamento. Il rifugio alla Pania e il suo custode Vittorio divennero parte integrante dell’attività dell’associazione. Alla SAG si aggregarono anche alcuni di Barga e l’amicizia nata in montagna fu più forte del secolare antagonismo tra i due paesi.
Dalla SAG un gruppo di soci iniziò una vera e propria attività alpinistica con la ripetizione delle vie classiche del tempo, sia in estate che in inverno: la Nord del Pizzo delle Saette, il Canale dei Carrubi, la cresta del Serpente, la traversata dei Bimbi etc. Memorabile fu la salita della Gialunga (terza ripetizione assoluta) che mise in agitazione tutto il paese per il notevole ritardo accumulato e fatta con la corda presa in prestito al consorzio agrario.
Per alcuni anni alla mezzanotte dell’ultimo dell’anno, con qualsiasi tempo e condizione, i Gallicanesi (qualcuno li chiamava i Gracchi delle Apuane) si dettero appuntamento sulla Pania della Croce con gli amici Versiliesi, (ne faceva parte un giovane Cosimo Zappelli che diventò poi compagno di cordata di Walter Bonatti e presidente delle guide di Courmayeur), festeggiando il nuovo anno con lo sparo di dodici razzi propiziatori, uno per ogni mese.
Agli inizi degli anni ’60 la SAG si sciolse e molti dei suoi membri confluirono nel C.A.I. sezione di Lucca di cui in seguito ne diventò presidente il gallicanese avv. Pellegrinetti Luciano.
Di questa esperienza fu legante l’amicizia, la passione per la montagna e la natura in generale e fu fucina di quella tradizione alpinistica gallicanese che nei successivi decenni formò validi alpinisti che divennero poi il nocciolo duro della squadra della Garfagnana del C.N.S.A. stazione di Lucca e parteciparono in prima persona alla fondazione e conduzione della sezione CAI Garfagnana e dello Speleoclub Garfagnana.