Il Seicento

Fatti di un certo rilievo si ripresentarono nel 1636 quando il Duca Francesco I d’Este, preoccupato della scarsità nel suo Stato di una materia prima come il ferro, fece eseguire da esperti minerari bresciani e tedeschi ricerche in vari luoghi della Garfagnana, le quali portarono ad un nuovo ritrovamento interessante presso Fornovolasco. A tutela del suo progetto nel luglio del 1637 il Duca divulgò una grida che vietava ai privati di estrarre vena di ferro, esportare carbone e legna, ed addirittura tagliare boschi per fare legna. Nello stesso anno affidò al modenese Giovanni Matteo Fontana la facoltà, fino al 1642, di estrarre minerale a Fornovolasco, ridurlo in ferro e venderlo, previa la costruzione di un nuovo forno in località Trombacco, circa 4 km a valle del paese. Iniziò una colossale opera d’incetta di carbone, non indenne da importanti disfunzioni, che rischiarono di vanificare il progetto. Inoltre nel 1638 il Fontana morì, causando una situazione d’incertezza ed instabilità.

La facoltà di estrarre minerale venne allora conferita al maestro Matteo Tedesco; la gestione del forno fu affidata alternativamente a 6 diversi maestri bresciani e bergamaschi, ma senza ottenere i risultati sperati; le cause sono da ricercare nei notevoli problemi tecnici con il cannecchio, nella scarsa qualità del minerale estratto, ma soprattutto nel mancato coordinamento di tutta l’attività che portò al deterioramento di tutta la legna accumulata ed al rapido esaurimento di carbone quando questo si rese necessario. Il forno di Trombacco fu spento definitivamente nel 1644, anche se per alcuni anni fu lavorato nella fabbrica attigua il ferraccio ancora giacente in magazzino.