Il secondo novecento

Solo dopo la seconda guerra mondiale ripresero i lavori di costruzione della strada che fu realizzata per un tratto di 5 km, in attesa di un terzo lotto che doveva condurre fino a Trombacco. In considerazione di ciò nel 1950 un’azienda toscana, la ditta Severi e Desideri di Colle Val d’Elsa, inoltrò istanza per ottenere un permesso di ricerca alle Miniere del Trimpello. Tale ditta pensava di sfruttare il sito minerario spostando il minerale fino a Trombacco con una teleferica per poi proseguire il trasporto sulla costruenda strada camionabile.

In data 13.5.1952 il permesso fu trasferito con decreto ministeriale dalla “ditta Severi e Desideri” di Colle Val D’Elsa, alla “Società I.M.S.A.”  di Roma.

Negli anni Cinquanta si sperò molto nelle potenzialità dell’attività mineraria, quale uno dei principali volani per lo sviluppo della valle; l’utilizzo della pirite per la produzione di acido solforico sembrava aprire concrete possibilità economiche. In quel periodo la Società I.M.S.A., facente parte del gruppo della Federconsorzi, effettuò notevoli lavori di ricerca, sia a cielo aperto che in sotterraneo, impiegando una decina di operai. Furono scavate nuove gallerie alla Cava del Ferro e sistemati vecchi scavi, mentre operazioni di minore entità furono effettuate ancora alla Fontanaccia ed alla Fornaccia. In realtà l’attività non decollò, soprattutto per le vicende interne alla Federconsorzi, che non consentirono i massicci investimenti di capitale ancora necessari per arrivare ad una produzione industriale. Tra gli utilizzi alternativi del minerale venne valutato l’impiego nei concimi e fertilizzanti, settore in cui la Federconsorzi era leader nazionale.

Sezione del complesso minerario conservata presso l’Archvio Minerario Regionale di Firenze e tratto dal sito dell’Università di Siena.

Dopo il 1972 alla I.M.S.A. subentrò la E.D.E.M. (Esercizio Deposito Escavazioni Minerarie), già titolare di altri sfruttamenti in Versilia, specificatamente della concessione denominata “Monte Arsiccio di Valdicastello” e consociata alla S.I.M.A. Spa per la coltivazione della miniera di Buca alla Vena, presso Ponte Stazzemese. La E.D.E.M presentò istanza di permesso di ricerca in data 2.7.1973, ottenendo un permesso biennale soggetto a significative prescrizioni e limitazioni. Tale permesso di ricerca fu prorogato diverse volte, l’ultima per due anni in data 7.5.1982. Nemmeno la E.D.E.M. riuscì a rilanciare l’attività estrattiva, limitandosi a lavori di manutenzione ed a studi sul possibile utilizzo del minerale; valutata la scarsa convenienza della tradizionale produzione di ferro mercantile, la E.D.E.M. si orientò a studiare utilizzi alternativi quali l’impiego del ferro nelle strutture murarie delle centrali nucleari e del bario nella preparazione dei fanghi pesanti, indispensabili nella perforazione di sondaggi molto profondi. Dopo la scadenza dell’ultimo permesso, le miniere furono definitivamente abbandonate.

Galleria Ribassa Ing. Cortese scavata negli anni cinquanta. Foto Buffardello Team Galleria di Rimonta scavata negli anni cinquanta – Foto Buffardello Team