Garfagnina in estinzione

LA GARFAGNINA BIANCA

UNA RAZZA OVINA SULLA SOGLIA DELL’ESTINZIONE

La Garfagnina bianca appartiene alle razze ovine toscane iscritte al Repertorio delle risorse genetiche animali autoctone e tutelate dalla L.R. 50/1997.

Di probabile derivazione da un ceppo ovino di origine Appenninica, la seconda edizione della World Watch List (WWL) della FAO (Scherf, 1996), la considera a rischio di estinzione, e la consistenza attuale della popolazione è inferiore ai 150 capi.

Cenni Storici

L’allevamento di pecore nella valle del Serchio in Garfagnana e nella val di Magra (Lunigiana e zona di Pontremoli) ha origini antichissime e già ne parla Columella nel “De re rustica” nel I secolo d.C.
Gli ovini che venivano allevati in queste valli prendevano il nome a seconda delle località in cui pascolavano (Garfagnini, Massesi, Fornesi, ecc.) ed a lungo si è discusso nei
primi anni del secolo appena trascorso se si trattasse di popolazioni diverse o di animali di un unico ceppo ma con caratteristiche morfologiche diverse a seconda dell’ambiente in cui venivano allevate. Si faceva infatti, un tempo, una netta distinzione tra di essi e sta di fatto che, benché la maggior parte degli autori, tra cui il Parisi (1927) li considerasse di origine comune ed anche
di caratteristiche simili, i pastori erano concordi nel fissare una netta distinzione tra ovini garfagnini ed ovini massesi o fornesi, essendo i primi ritenuti più rustici, robusti e di maggior sviluppo, sebbene nella media un po’ inferiori come attitudine lattifera; i secondi più lattiferi, un po’ meno sviluppati, ma più esigenti e meno facilmente adattabili alle condizioni di ambienti poco favorevoli.
Molti pastori, quando intendono spingere la produzione del latte, ricorrono ad arieti massesi e quando vogliono aumentare la robustezza e rusticità del gregge, a quelli garfagnini (Bujatti, 1949). Gli incroci
con arieti Sopravissani e Gentili di Puglia, tentati evidentemente per migliorare la produzione di lana,
dettero risultati nel complesso negativi (Bujatti, 1949) e l’azione di miglioramento genetico della razza
consistette, in linea di massima, nella selezione.
Le trasformazioni socioeconomico-strutturali che hanno radicalmente modificato, dal dopoguerra in poi, l’agricoltura, l’allevamento e la pastorizia della Toscana hanno fatto sì che le popolazioni ovine locali
erdessero di importanza a scapito di razze più produttive e più specializzate. La razza Garfagnina
bianca ha subito dunque un rapido declino, fino a quando, negli anni ’70, ormai raggiunta la soglia dell’estinzione, per salvaguardare il patrimonio ancora esistente, l’Ufficio ex ASFD di Lucca si fece carico
dell’allevamento di un nucleo di Garfagnina bianca partendo prevalentemente da individui con vello
bianco acquistati nella valle di Soraggio, comune di Sillano, culla della razza. L’allevamento si protrasse
fino al 1995 e raggiunse anche il numero di 250 capi in piena produzione, da cui derivavano vendite di
agnelli e formaggio. L’allevamento, effettuato in amministrazione diretta, era mantenuto in purezza, pur effettuando all’interno delle strutture paralleli allevamenti (in misura nettamente minore) di soggetti incrociati
con le provenienze Massese e Delle Langhe. Nel 1995, per ragioni di gestione delle Riserve Naturali e di inadeguatezza delle strutture fisse, gli individui residui, circa 180 capi, furono trasferiti presso l’ufficio
ex ASFD dell’Aquila, al cui interno prosegue l’allevamento ed il mantenimento della razza (Cappelli et al., 2002).

Consistenza

Come altre razze autoctone italiane, specie quelle originarie di zone particolarmente difficili ed isolafate,
la consistenza della Garfagnina bianca è andata rarefacendosi e dai circa 50.000 capi presenti all’inizio
degli anni ’60, diffusi nelle province di Lucca (alto Serchio), Modena e Pistoia (Federconsorzi, 1961), si è
passati ad appena 50 capi allevati alla fine degli anni ’70.
I capi attualmente iscritti al Registro Anagrafico sono 178 distribuiti in 3 aziende, di cui solo 70 sono allevati in Toscana, nella zona di origine della razza. L’allevamento più numeroso (108 capi) è quello gestito dall’Ufficio ex ASFD dell’Aquila ed è costituito dal nucleo originario di Garfagnina bianca (Cappelli et al., 2002).

Sistema di allevamento

L’allevamento, praticato in zone collinari e montuose, è di tipo stanziale

Scopo del lavoro

Nell’ottica della salvaguardia e della valorizzazione delle biodiversità autoctone il Dipartimento di Scienze Zootecniche dell’Università di Firenze ha effettuato un’indagine sulle caratteristiche zoomorfologiche della pecora Garfagnina bianca presente sul territorio nazionale nell’anno 2001, volta alla caratterizzazione di una razza di sicuro interesse per la sua capacità di adattamento a zone geograficamente svantaggiate.

Caratteristiche zoomorfologiche degli animali

I risultati relativi ai caratteri visuali rilevati su 72 pecore sembrano rispecchiare mediamente le caratteristiche
morfologiche di popolazione descritte dall’ASSONAPA (ASSONAPA, 2002) per ciò che concerne la presenza di corna, riscontrata nel 95,8% dei soggetti, e la colorazione del vello, bianco nel 98,6% delle pecore controllate. Alta appare invece la percentuale di pecore che presentano orecchie pendenti (56,9 %) anziché a portamento orizzontale, come previsto dai caratteri tipici della popolazione. Le caratteristiche rilevate nell’indagine hanno riguardato anche l’estensione del vello che è risultata limitata al tronco, alla zona prossimale degli arti e, nel 47,2 % delle pecore valutate, al collo: la testa ed il ventre ne sono in grande
aggioranza sprovvisti.
La limitata estensione del vello, considerando la scarsissima qualità della lana che lo costituisce, appare dunque una caratteristica positiva.
Le tettole, appendici vestigiali pendenti dal collo, sono presenti solo con bassissima frequenza.
Particolare attenzione è stata dedicata, in considerazione della preminente attitudine lattifera della
opolazione, alla valutazione della mammella; a questo scopo 41 soggetti hanno mostrato una mammella
valutabile.
Relativamente ai 41 soggetti valutati per questo carattere essa è risultata simmetrica nella maggioranza
dei casi (85,3%), con sviluppo medio nel 53,8 % dei soggetti, abbondante nel 30,8 % e scarso nel 15,4 %.
La posizione dei capezzoli, utilizzando la scala proposta da Casu et al. (1983), si è rivelata inclinata
(classe 3) nel 43,6 % e laterale (classe 4) nel 56,4 % delle pecore, al riguardo è da tenere presente che
queste classi presentano minore fate, cilità di mungitura. Nel 61,11 % delle fattrici considerate sono stati riscontrati capezzoli sopranumerari.
La mammella nel suo complesso sembra indicare dunque che la razza, pur presentando una non
trascurabile tendenza alla produzione lattifera, avrebbe bisogno, per migliorare questa attitudine di un attento lavoro di selezione.
I dati biometrici sono stati rilevati su 72 pecore, classificate per età inferiore, uguale o superiore ai tre
anni. Relativamente alle misure della testa (tabella 1), le pecore esaminate presentano caratteristiche in linea con quanto previsto dal Registro anagrafico della popolazione, mostrando piccole differenze tra arco e
corda fronto-nasale ad indicare un profilo solo leggermente montonino. (Tab. 1).
Le misure della testa hanno generalmente andamento crescente in funzione dell’età, risultando
significativamente minori nei soggetti inferiori ai tre anni, intermedie in quelli di tre e maggiori in quelle di
età superiore. Solo le orecchie sembrano aver completato il loro accrescimento in lunghezza nel passaggio
dalla prima alla seconda classe.
Dall’esame della tabella 2 si può osservare che mentre il peso vivo aumenta in modo lineare al crescere
dell’età, con la classe di 3 anni in posizione intermedia anche per ciò che concerne la significatività statistica,
le misure del tronco, quelle del torace e la larghezza bisiliaca aumentano significativamente solo nel passaggio tra la prima e la seconda classe stabilizzandosi a partire dai tre anni. Anche la circonferenza degli
stinchi (tabella 3) sembra accrescersi significativamente entro i tre anni. L’entità del peso vivo risulta in linea con quanto riportato nel Registro anagrafico mentre l’altezza al garrese evidenzia animali più alti rispetto
a quanto previsto dallo standard anche nella classe di età inferiore.

Prospettive

Dallo studio effettuato risulta in definitiva che mentre alcuni dei caratteri morfologici dei soggetti considerati
(colore, presenza di corna), sono rispondenti a quelli riportati nel Registro anagrafico, altre ne differiscono in misura più o meno marcata. Le misure somatiche in particolare sembrerebbero descrivere animali di taglia non propriamente piccola: anche considerando la sola altezza al garrese, unica misura relativa alla statura riportata nei caratteri biometrici del Registro anagrafico, si possono notare, nelle classi di soggetti di tre anni e di oltre tre anni, valori di 6 – 11 cm in più rispetto ai dati di riferimento.
Le misure somatiche riscontrate nella presente prova sono paragonabili d’altra parte con quelle riportate
da altri autori (Biagi et al., 1992).
La maggior mole, unitamente alla morfologia della mammella, non sempre rispondente agli attuali criteri
di valutazione dei caratteri lattiferi, sembrerebbero indicare scelte degli allevatori tendenti non già alla preminente attitudine lattifera come specificato nel disciplinare del Registro anagrafico, ma ad ottenere
una maggior produzione di carne.
Ma la conclusione più evidente e più preoccupante scaturita dalla presente indagine è sicuramente quella
legata alla consistenza della razza ed alla localizzazione geografica degli allevamenti presenti. Si può affermare senza ombra di smentita che la razza, benché dotata di Registro anagrafico, sembra
irrimediabilmente destinata alla scomparsa, a meno che non vengano intrapresi adeguati e tempestivi provvedimenti legati essenzialmente ad una maggiore diffusione del patrimonio animale nella sua zona di origine ed alla valorizzazione dei prodotti ottenibili, necessariamente di nicchia data la ridotta consistenza della razza.

Tabella 1 – Dati biometrici di pecore Garfagnine bianche - Misure della testa

Età < 3 anni Età = 3 anni Età > 3 anni
Numerosità n 36 14 22
Larghezza della testa cm 11,3 ± 0,1b 11,7 ± 0,2ab 11,8 ± 0,1 a
Arco fronto-nasale cm 24,5 ± 0,2 b 25,5 ± 0,1 ab 25,7 ± 0,3 a
Corda fronto-nasale cm 23,7 ± 0,2 b 24,5 ± 0,3 ab 24,7 ± 0,3 a
Lunghezza orecchie cm 12,1 ± 0,1 b 12,9 ±0,1 a 13,0 ± 0,2 a
a, b = medie ?????P<0,01

Tabella 2 – Dati biometrici di femmine Garfagnine bianche – Peso vivo e misure del tronco, del torace e della groppa (Media ± Errore standard)

Età < 3 anni Età = 3 anni Età > 3 anni
Larghezza della testa cm 11,3 ± 0,1b 11,7 ± 0,2ab 11,8 ± 0,1 a
Peso kg 39,8 ± 1,4 b 47,8± 2,1 ab 51,9 ± 1,8 a
Alt. al garrese cm 68,7 ± 0,5 b 71,5 ± 0,7 a 71,5 ± 0,6 a
Alt. alla croce cm 70,8 ± 0,5 b 73,2 ± 0,7 a 73,0 ± 0,5 a
Lungh. del tronco cm 70,4 ± 0,8 b 74,5 ± 1,2 a 74,4 ± 1,0 a
Alt. del torace cm 27,3 ± 0,3 b 30,0 ± 0,5 a 30,8 ± 0,4 a
Largh. del torace cm 16,6 ± 0,3 b 17,9 ± 0,4 a 18,2 ± 0,3 a
Circ. toracica cm 81,3 ± 1,0 b 87,1 ± 1,6 a 90,3 ± 1,3 a
Lungh. della groppa cm 21,9 ± 0,3 22,9 ± 0,4 22,9 ± 0,3
Largh. bisiliaca cm 17,1 ± 0,2 b 19,2 ± 0,4 a 19,3 ± 0,3 a
Largh. bisischiatica cm 9,2 ± 0,2 9,67 ± 0,3 9,7 ± 0,3
a, b = medie ?????P<0,01

Tabella 3 – Dati biometrici di pecore Garfagnine bianche – Circonferenze degli stinchi (Media ± Errore standard)

Età < 3 anni Età = 3 anni Età > 3 anni
Circ. stinco ant. dx cm 7,7 ± 0,1 b 8,0 ± 0,1 ab 8,3 ± 0,1 a
Circ. stinco post. dx cm 8,9 ± 0,2 b 9,2 ± 0,2 ab 8,8 ± 0,2 a
a, b = medie ?????P<0,01

Ringraziamenti

Il presente lavoro è stato possibile grazie alla collaborazione di: Amministrazione ex ASFD de L’Aquila
(dott. Luigi Ranieri), Parco Scientifico Tecnologico d’Abruzzo (dott.Pierluigi Imperiale), Sigg. Bresciani
e Bertelli, ASL di Castelnuovo Garfagnana (dott. Casanovi e Bocci).
Finanziamento: M.A.E., Programma SUPERA-ANUIES (Messico) e Ricerca scientifica di Ateneo
(ex Quota 60%). cio fra pecore gentili di Puglia e garfagnine. Rivista di zootecnia, VII:347-368. Scherf B.D. (1996). Liste Mondiale d’Alerte pour la diversité des domestiques. FAO 2 ed.
Per informazioni: Dott. Riccardo Bozzi Via delle Cascine, 5. 50144 Firenze. Tel. 0553288355 Fax 055321216
Email: riccardo.bozzi@unifi.it

Diaz Rivera P., Sargentini C.,
Bozzi R., Degl’Innocenti P.,
Giorgetti A., Martini A.
Dipartimento di Scienze Zootecniche
Via delle Cascine, 5 50144 Firenze

Bibliografia

Biagi G. M., Pasquini, Greppi G., Liponi G.B., Bagliacca M., Romagnoli A.(1992 a). La pecora ”Garfagnina”.
Misure omatiche. Annali Fac. Med.Vet. Università di Pisa. 45:295-303.
Biagi G.M., Pasquini G., Greppi G., Bezzecchi M., Bagliacca M. (1992b).
La pecora “Garfagnina”:rilievisulla produzione dell’agnello. Annali Fac. Med. Vet. Università di Pisa. 45:305-314.
Bujatti P. G. (1949). Gli ovini della Magra e della Garfagnana. Rivista di Zootecnia, XXII (6): 195-202.
Cappelli F., Sargentini C., Diaz Rivera P., Moretti M. (2002). Garfagnina bianca - Risorse genetiche animali
autoctone della Toscana – EFFEEMME LITO srl. Firenze:73-78
Casu S., Carta R., Ruda G. (1983). Morphologie de la mamelle et aptutide à la traite mècanique de la brebis Sarde. III Symposium Internacional de ordeño mecánico de pequeños rumiantes. Valladolid (España). Pp 592-603.
Federazione Italiana dei Consorzi Agrari. (1961). Allevamenti Italiani Ovini. http//www.assonapa.com/norme_ecc/re
g_anag/garfagnina.htm
Parisi O. (1927). Gli ovini della Lucchesia. Lucca.
Parisi O. (1930). Esperimento di incrol’allevatore cio fra pecore gentili di Puglia e garfagnine.
Rivista di zootecnia, VII:347-368.
Scherf B.D. (1996). Liste Mondiale d’Alerte pour la diversité des domestiques. FAO 2 ed.
Per informazioni:
Dott. Riccardo Bozzi Via delle Cascine, 5. 50144 Firenze. Tel. 0553288355 Fax 055321216 Email: riccardo.bozzi@unifi.it
Diaz Rivera P., Sargentini C., Bozzi R., Degl’Innocenti P., Giorgetti A., Martini A.
Dipartimento di Scienze Zootecniche
Via delle Cascine, 5 50144 Firenze

DA:


l’allevatore di OVINI E CAPRINI

ORGANO MENSILE DI INFORMAZIONE DELLA ASSOCIAZIONE NAZIONALE DELLA PASTORIZIA (ASSO.NA.PA.)
ANNO XIX
N.4
APRILE 2003
(vedere www.assonapa.com)