Dal 1550 fino al declino

Nell’ambito dell’attività siderurgica va collocato anche un altro avvenimento. Il 24/10/1550 il paese in segno di gratitudine agli Estensi, cedette agli stessi tutti i suoi boschi. Tanta generosità creò comunque qualche problema  e pentimento; l’anno successivo il fattore ducale aveva venduto ed affittato ad altri i pascoli di tali boscaglie, pertanto i Ceserani non sapevano dove pascolare gli armenti. Il 20/12/1551 il Parlamento di Ceserana mandò una delegazione di deputati al Duca per chiedere la retrocessione del diritto di pascolo, offrendo un compenso di 400 scudi. Il Duca concesse quanto richiesto. In realtà non deve essersi trattato di un regalo volontario in segno di gratitudine. Gli estensi erano molto preoccupati dell’eccessivo consumo di legna da carbone che si stava perpetrando nei boschi prossimi ai forni ed alle ferriere; pertanto per evitare eventuali penurie di legname nel periodo tra il 1548 ed il 1554 si “fa donare” dalle varie comunità i boschi di Montalto vicino Roccapelago, di Ceserana, del Sillico, di Ligonchio, di Gazzano, del Lagacciolo e del Lago Baccio nei pressi di Pievepelago.

Dopo quasi trent’anni di inattività, con decorrenza 1-9-1556, la Camera Ducale diede in locazione a Camillo Castellari, già fattore ducale sopra la ferrareccia, alcuni impianti siderurgici, tra cui il forno di Isola Santa, le fabbriche di Isola Santa, Bovaio ed appunto “il sito de la fabrica di Cisirana” con l’obbligo contrattuale di restaurare l’opificio e rimetterlo in funzione.

Nella primavera del 1582 il governatore della Garfagnana, Ercole Zinzani,  per ordine del Duca fece fabbricare a Ceserana una grande quantità di palle da artiglieria per alcune migliaia di scudi. In quel momento la fabbrica era ancora condotta dal Castellari, che comunque operava  in società con altre persone, detenendo 1/6 delle quote.

L’ultima notizia viene da una lettera scritta il 21-7-1584 da Cesare Bertacchi ai fattori ducali per informarli che Giovanni del fu Antonio Biscioni,  provetto fabbricante di palle di cannone, prenderebbe in affitto per quindici anni la “fabrica vecchia di Cesarana” e la rimetterebbe in esercizio a sue spese, limitandosi però a pagare alla Camera Ducale solo un censo ricognitivo.