La fata e il minatore

Un giorno un giovane minatore di Fornovolasco, passando davanti alla Tana che Urla, udì un canto melodioso e soave. Aveva sentito dire che là in fondo vi abitavano le fate, ma fino a quel momento non ci aveva creduto. Rimase a lungo a sentire quei canti e nei giorni seguenti vi ritornò puntualmente. Una mattina d’estate mentre si recava a lavorare, volle passare davanti alla grotta per poter dare un’occhiata all’interno, usando la sua lampada ad acetilene. Quale fu la sua sorpresa quando vide una bellissima fanciulla avvolta in un vestito leggero, intenta a ricamare con del filo d’oro una tunica dai colori sgargianti. Il minatore tentò di avvicinarsi, ma ella sprofondò nel buio, come una spirale di fumo. Per giorni e giorni l’uomo passò davanti alla grotta, ma le voci melodiose e la giovane fata erano scomparse. L’estate passò e con l’arrivo dell’inverno, il giovane minatore rimaneva per lunghe ore nella sua fucina a lavorare il ferro e a pensare all’incontro che aveva avuto quella mattina d’estate nella grotta. Divenne triste, perse interesse al suo lavoro, e si ammalò. Nessun dottore e nessuna medicina sembravano avere effetto sulla sua malattia. Una notte, mentre giù dalla Pania scendeva un vento gelido, il minatore udì battere alla sua porta. Aprì e trovò un cesto colmo di erbe e fiori che crescono soltanto durante l’estate. Allora capì chi poteva aver portato fino alla sua casa quel cesto, e uscì verso la grotta correndo nella neve che cadeva fitta fitta. Riuscì a vedere la fata fuori dalla spelonca, le confessò il suo amore e le disse che avrebbe dato ogni cosa per poter stare con lei. Ma la fata gli rispose che non era possibile e che se avesse mangiato quelle erbe sarebbe guarito e l’avrebbe dimenticata per sempre. Ma il giovane insisteva; allora la fata lo avvertì che se l’avesse seguita in fondo alla grotta non sarebbe più potuto tornare alla luce del giorno, detto questo, si allontanò nell’oscurità. Il minatore le corse dietro, ma all’improvviso le pareti della montagna si mossero e lo inghiottirono. Oggi, dal profondo della grotta si sentono ancora le voci delle fate e ogni tanto qualche colpo di piccone. E' il giovane minatore che cerca pepite d’oro per poter fare preziosi gioielli alle sue fate.