IL PRETINO DI PUCCINI – L’INCARICO DI PARROCO DI FORNOVOLASCO
Per dimenticare tutto e tutti, chiesi una piccola parrocchia a Mons. Carlo Parozzi, mio buon amico, e Vicario generale della Diocesi di Massa Carrara.
Egli mi mandò a Fornovolasco dove condussi anche la mia povera mamma lasciando mio padre a Pietrasanta a vivere tranquillo con la sua modesta pensione fra i buoni amici della sua prima gioventù.
Fornovolasco è un paesetto di color ferrigno, incuneato a salita in una delle strette gole dei monti che costituiscono una dell’alta Garfagnana. Io credo che sia il paese più orrido di tutta la terra ed è appunto per questo che desta l’interesse dei turisti e degli alpinisti, i quali ci passano a volte o per salire la Pania dalle pendici del lato Sud-Est, o per attraversare il valico di Petrosciana che è il confine tra l’alta Garfagnana e l’alta Versilia. È posto sull’incontro di due torrenti ripidi che quando dicono sul serio vi fanno paura e vi turbano i sonni con un rumore assordante, finché d’inverno non ci abbiate fatto l’abitudine. Bello orrido per un estetica passeggera, ma luogo terribile per chi ci deve vivere, specialmente dopo quindici annidi vita romana.Lontano dalla via maestra più di tre ore di cammino a piedi o a dorso di mulo tanto dal lato della Versilia, quanto dal lato di Gallicano, Fornovolasco è completamente separato dall’umanità di cui oggi risentirà l’eco soltanto per il tramite della Radio. Ma le grotte, le gole, la solitudine alpestre, le scomodità della vita, sono ciò che sono e resteranno ciò che sono.
Eppure quelle montagne selvagge e orride hanno un che di bello e suggestivo, e sono anche ricchissime di ferro che nessuna società ha mai potuto estrarre con mezzi moderni date le difficoltà impervie che richiederebbero milioni per il solo impianto di macchinari o teleferiche da trasporto. Le molte caverne di estrazione che sono rimaste sospese fino dai tempi antichi stanno a confermare la verità di ciò che scrisse Messer Ludovico Ariosto – governatore della Garfagnana – nel suo Orlando Furioso: <Là per quel viottolin che mena al Forno – da dove il Garfagnino il ferro caccia>.
Per ben quattro anni ho vissuto in questo paesetto che mi è rimasto tanto caro non solo per la bontà e la semplicità dei suoi abitanti (quattro o cinquecento) che mi volevano molto bene, ma soprattutto per le dolci memorie che si riconnettono all’epoca di Butterfly, come vedremo in tutto ciò che stiamo per raccontare.
Tratto da "Il Pretino di Puccini" di Don Pietro Panichelli - Edizioni Plus, Pisa, 2008 - Prima edizione Nistri Lischi Editori, Pisa, 1938.