IL PRETINO DI PUCCINI – L’INSEPARABILE PIANOFORTE
Un giorno dissi ad alcuni capi del paese che lassù chiamavano americani per una discreta fortuna che avevano fatto nel Brasile:
- Si potrebbe trovar modo di portare quassù il mio pianoforte che ho lasciato a Pietrasanta?
- Bel mi’ prete, sarà in po’ difficile. Chi ce lo porta un istrumento così pesante in questi luoghi dove si arrampicano appena le capre?
- Eppure mi ci voglio provare.
- Provi.
Fino a Lucca, lo feci trasportare in treno. Da Lucca a Gallicano (non c’era ancora la ferrovia) in un barroccio. E da Gallicano a Fornovolasco? Presi quattro robusti montanari, feci imbragare il pianoforte con solide funi. Le feci attraversare da due pali fortissimi e via ….. In quasi una giornata di tempo, andando su per quei burroni e viottoli da mulattieri ebbi la fortuna di avere in canonica l’instrumento prezioso che doveva consolare in seguito la mia lunga solitudine specialmente nelle giornate d’inverno tra il candore della neve.
Fu il primo e forse l’ultimo pianoforte - attraverso …. la storia dei secoli – a cui facessere fare un simile viaggio.
Ed è rimasto lassù.
Tratto da "Il Pretino di Puccini" di Don Pietro Panichelli - Edizioni Plus, Pisa, 2008 - Prima edizione Nistri Lischi Editori, Pisa, 1938.