L’accesso alla zona è molto semplice: da Fornovolasco si prosegue con l’auto seguendo le indicazioni per la Grotta del Vento; dopo circa 1 km, appena superato il secondo ponticello, s’imbocca a sinistra una strada sterrata con presenza di una piazzola per il parcheggio dell’autovettura (lo stesso punto è raggiungibile anche a piedi da Fornovolasco percorrendo per dieci minuti il segnavia CAI n. 6). Si prosegue a piedi imboccando una stradina sterrata subito a destra con indicazione segnavia CAI n. 131; si percorrono in lieve salita circa 200 m. fino a quando su un colletto la strada gira di 90° a sinistra; si abbandona la strada e si sale traversando nella selva.
Le cavità MP1, MP2 e MP3 presentano caratteristiche e metodologie di coltivazione comuni e caratteristiche dell’epoca in questione (XIII-XIV secolo). Tutte si aprono alla base di pareti calcaree superiormente carsificate, in prossimità di ampie rientranze della roccia (localmente dette Tecchioni). Sull’esterno, in prossimità degli imbocchi delle cavità, è sempre presente un modesto piazzaletto, che tuttavia non corrisponde ad un sito di discarica; del resto all’epoca si tendeva ad estrarre dalla miniera solo la vena ferrosa, mentre lo sterile veniva accumulato a lato, realizzando dei veri e propri muretti di riempimento, o nei vuoti che si creavano durante lo scavo; si trattava di metodi di coltivazione tesi a scavare inseguendo la vena; laddove il minerale era scarso si limitavano a creare una galleria che consentisse alla meglio il passaggio e niente più. E’ evidente che, in gallerie anguste come quelle esplorate, nelle quali il semplice transito era oltremodo difficoltoso, il trasporto verso l’esterno del materiale doveva ridursi possibilmente solo alla parte utile.
Gli utensili usati dai minatori erano quelli classici dell’epoca, consistenti soprattutto in picconi appuntiti, mazze e mazzuoli per percuotere gli scalpelli ed i punteruoli; sulle pareti si rinvengono segni che confermano tale utilizzo. L’illuminazione era probabilmente assicurata da lampade ad olio; sono presenti, in molte parti dei cunicoli o delle salette, alcune vaschette incavate nella roccia di forma semicircolare, nelle quali venivano alloggiate le lampade o addirittura immesso direttamente l’olio a bruciare.
Le cavità MP1 e MP2 sono state sicuramente le prime escavate a Fornovolasco, probabilmente nella loro parte superiore fin dal 1200; i livelli inferiori di MP1 e MP2, così come la MP3, evidenziano un uso più intensivo ed una tecnica più precisa, riconducibile quindi a momenti in cui i fabbisogni erano cresciuti e le tecniche migliorate (periodo 1300)..
Probabilmente riconducibili ad escavazioni del XV secolo sono le MP4, MP5 e MP6. Considerando la loro limitata estensione e la mancanza di vuoti di coltivazione significativi, è probabile che esse, in effetti, fossero solo delle ricerche minerarie volte ad appurare la consistenza del deposito. Stabilita la povertà della mineralizzazione, sarebbero state abbandonate. E’ probabile che fossero in parte coeve con le prime escavazione delle Bùgie ed appunto abbandonate in virtù della maggiore importanza di quest’ultimo filone.
vTana delle Volpi I
vTana delle Volpi II
vTana delle Volpi III
vBuca dell’Acqua
vBuca del Drago
vBuca Tappo di Pietre
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Panoramica dal Monte Forato con indicata la zona di Monticello – Le Pose |
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Antichi segni di scavo manuale |
Incavi per il posizionamento di lanterne ad olio per illuminazione |