Inquadramento geografico
L’area oggetto del presente lavoro è situata nei pressi di Fornovolasco, località in Comune di Vergemoli, Provincia di Lucca. Fornovolasco è posto ai piedi del versante sud del massiccio delle Panie, nelle Alpi Apuane meridionali. La zona in esame è inserita nel Parco Regionale delle Alpi Apuane.
I principali itinerari per raggiungere questa località sono:
dalla città di Lucca, prendendo la SS12 fino a Borgo a Mozzano e, passando sulla sponda opposta del Serchio, risalendo fino a Gallicano; da qui si imbocca la strada provinciale attraverso la stretta valle della Turrite di Gallicano, raggiungendo dopo circa 10 km il borgo di Fornovolasco.
Dall’Emilia, con la SS324, dal Passo delle Radici, scendendo a Castelnuovo Garfagnana e quindi, in breve, giungendo a Gallicano e indi a Fornovolasco.
Dal Nord, tramite l’autostrada della Cisa, uscita Aulla. Imboccando la SS 445 della Garfagnana, attraverso il Passo dei Carpinelli, si discende a Piazza al Serchio e da qui a Castelnuovo Garfagnana, per arrivare poi a Gallicano e risalire a Fornovolasco.
Dalla Versilia, con la Provinciale di Arni si sale alla Galleria del Cipollaio e, con un lungo ma suggestivo percorso, si percorre la Valle della Turrite Secca fino a Castelnuovo Garfagnana, da dove si prosegue per Gallicano e Fornovolasco.
Il borgo di Fornovolasco è situato sul fondo di una profonda valle incassata sotto le pareti del gruppo delle Panie, ad un’altitudine di 478 m l.m.m.. Fanno da contorno alla zona le seguenti cime apuane: Pania Secca (1711 m), Uomo Morto (1677 m), Pania della Croce (1859 m), Monte Forato (1208 m), Monte Croce (1314 m).
La caratteristica principale di Fornovolasco è l’acqua. Il paese sorge alla confluenza di tre torrenti, ognuno dei quali viene a giorno poco più a monte da risorgenti carsiche: il Canale del Battiferro dall’omonima sorgente; la Turrite di Petrosciana che nasce dalla sorgente della Chiesaccia; il Canale dei Santi che si origina dalla Risorgenza del Tinello. Dopo la confluenza il corso d’acqua assume il nome di Turrite di Gallicano.
Acqua vuol dire presenza di un ambiente con un carsismo molto interessante, completo di belle sorgenti come quelle sopra citate, grotte a carattere orizzontale conosciute a scopo turistico (Grotta del Vento) o di escursionismo speleologico (Tana che Urla); sono presenti anche abissi a carattere verticale come la Sperucola del Serpente Volastro (–275 m) e la Sperucola del Senzossi (–410 m).
Acqua, per Fornovolasco, è anche sinonimo di disastro naturale, alluvione, distruzione: il 19 giugno 1996 un nubifragio di carattere eccezionale (oltre 477,4 mm caduti in circa quindici ore) colpì la Versilia e la Valle della Turrite di Gallicano. Le vie di comunicazione furono seriamente danneggiate, così come molte abitazioni vennero spazzate via dalla furia delle acque.
Ma Acqua, per Fornovolasco, ha significato, nei secoli passati, soprattutto energia: energia idraulica prodotta con possenti ruote, che alimentavano mantici e magli, forni e fabbriche del ferro. Si può dire che Fornovolasco è nato proprio per questo, per fondere il ferro: il nome stesso ne è testimone.
Inquadramento geologico
Fornovolasco è situato nel cuore delle Alpi Apuane, le quali rappresentano il più vasto affioramento di rocce metamorfiche dell’Appennino Settentrionale e ci permetteno di vedere in “finestra” le porzioni più profonde della catena appenninica.
Fra 27 e 20 milioni di anni fa le rocce delle Alpi Apuane sono state intensamente deformate e metamorfosate in seguito alla collisione fra il blocco sardo-corso ed il margine continentale della microplacca Adria. A partire da 15 milioni di anni e fino a 6-2 milioni di anni, le rocce metamorfiche sono state riesumate e si sono sollevate originando il massiccio apuano. Durante queste deformazioni le rocce appartenenti al Complesso Metamorfico Apuano sono state sottoposte a metamorfismo polifasico in facies Scisti verdi. I dati termo-barici disponibili portano a ritenere condizioni di picco metamorfico caratterizzate da temperature di 300°-400°C e pressioni di 0,3-0,4 GPa nell’Unità Autoctono.
Nel territorio di Fornovolasco i geologi individuano due distinte unità tettoniche: l’unità Autoctono e l’Unità di Fornovolasco-Panie, entrambe appartenenti al Complesso Metamorfico Apuano. Il primo è qui rappresentato esclusivamente dalle metatorbiditi della formazione dello Pseudomacigno, affioranti nel fondovalle lungo la Turrite di Gallicano. L’Unità di Fornovolasco-Panie si è impilata al di sopra dell’Autoctono ed affiora estesamente in tutto il massiccio delle Panie e nello Stazzemese. La sua successione stratigrafica vede un basamento costituito dagli Scisti di Fornovolasco ai cui seguono le dolomie dei Grezzoni, i Marmi e le Pelagiti dell’Uomo Morto.
La formazione degli Scisti di Fornovolasco si può suddividere in due parti: una esclusivamente a sedimentazione silicoclastica terrigena (miloniti quarzitiche, filladi quarzitiche, sericitiche e cloritiche); l’altra terrigeno-carbonatica, con intercalazioni di micascisti carbonatici, dolomie e lenti di metarioliti. In prossimità dei calcescisti e delle dolomie, si ha la mineralizzazione a pirite ed ossidi di ferro coltivata in passato. Secondo i recenti modelli minerogenetici la sua origine è di natura sedimentaria e daterebbe al Triassico; le successive deformazioni, ricristallizzazioni e la parziale rimobilizzazione del deposito durante l’orogenesi appenninica sarebbero responsabili dell’attuale assetto.
Nell’area di Fornovolasco il contatto fra le rocce filladiche e le intercalazioni dolomitiche è frequentemente mineralizzato. Il deposito principale è ubicato non lontano dal gruppo di case di Trimpello ed è noto in letteratura come miniere delle Bugie o Cava del Ferro; la mineralizzazione viene a giorno a quota 740 metri, sul versante orografico sinistro della Turrite di Gallicano. All’affioramento si presenta come lenti di magnetite incassate nelle dolomie. Il deposito è compreso fra filladi quarzitiche al letto e le intercalazioni dolomitiche degli Scisti di Fornovolasco al tetto. In prossimità di quest’ultimo, le rocce sono state alterate dai fluidi idrotermali in rocce scure e durissime; in taluni casi queste rocce sono incluse nella mineralizzazione e sono tagliate da vene di pirite. Il contatto con i corpi minerari è sempre netto. Questi ultimi sono rappresentati da lenti di pirite o magnetite, con subordinate arsenopirite, sfalerite e pirrotina; la ganga è formata da dolomite, calcite, quarzo, siderite e “clorite”. Tali lenti hanno uno spessore compreso fra i 50 e i 70 cm per una lunghezza generalmente non superiore ai 2 m. Come negli altri depositi a barite, pirite ed ossidi di ferro dell’area apuana, anche il giacimento di Fornovolasco è zonato con la pirite presente al contatto con le filladi e la magnetite al contatto con le rocce dolomitiche. Questi due tipi di lenti sono sempre ben distinte e attualmente all’interno delle gallerie del complesso minerario della Cava del Ferro non è possibile osservare il loro contatto.
Il giacimento della Cava del Ferro è stato esplorato dalla quota degli affioramenti (740 metri) sino al livello 720 metri; in questi due livelli, connessi mediante una discenderia, è ancora possibile osservare lenti di pirite in prossimità delle rocce filladiche e masse di magnetite incassate in quelle carbonatiche. Il ribasso della Cava del Ferro (livello 675) è invece scavato totalmente all’interno delle rocce filladiche degli Scisti di Fornovolasco, assolutamente sterili da un punto di vista minerario.
La situazione geologica osservabile nei lavori della Cava del Ferro si ripete anche nelle altre ricerche di ferro dell’area; nella ricerca Fontanaccia la mineralizzazione è legata a lembi di rocce dolomitiche poste all’interno delle formazioni filladiche. Situazione analoga si riscontra alla Fornaccia, con masse di magnetite in prossimità delle dolomie e lenti di pirite, profondamente alterate in prodotti limonitici, vicino al contatto con gli scisti.
Percorso storico
Per semplicità di esposizione in tutto il lavoro verrà utilizzata la suddivisione in 4 macroperiodi temporali:
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a) il periodo medioevale, inquadrabile per Fornovolasco intorno al Trecento;
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b) il periodo rinascimentale, che per le vicende di Fornovolasco considereremo dal 1400 fino al 1650 circa;
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c) il settecento, comprendente le attività di quel secolo, ma anche l’operatività molto limitata della prima metà del 1800.
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d) il novecento, riguardante le operazioni condotte nella prima metà del secolo dal 1902 al 1930, nonché quelle relative al secondo dopoguerra dal 1950 al 1982.
Schede cavita'
Premettiamo che la descrizione che segue ha fini solamente di studio e non rappresenta un invito ad entrare nelle miniere. Viste le caratteristiche degli ambienti e lo stato di abbandono in cui versano, il pericolo di frane è molto elevato; pertanto l’ingresso è assolutamente sconsigliato, limitato ai soli stretti motivi di studio, a personale esperto e specificatamente attrezzato. Precisiamo che i proprietari dei terreni in cui si aprono gli imbocchi minerari non intendono assumersi alcuna responsabilità per eventuali incidenti che si dovessero verificare, per cui eventuali accessi andrebbero preventivamente concordati con loro.
Non è da escludere che a breve gli ingressi vengano chiusi, sia per motivi di sicurezza che di tutela del patrimonio sotterraneo, limitando l’accesso a chi documenterà i motivi scientifici e di studio.
Le aree minerarie individuate sono 7. Premettiamo le seguenti brevi considerazioni: le aree di Monticello – Le Pose e del Battiferro sono le più antiche. Con il termine Miniere del Trimpello si intendono le cavità comprese in 3 aree minerarie, denominate “Cava del Ferro”, “Fornaccia” e “Fontanaccia”. Nell’area mineraria delle Capraie, dove esiste una limitata bibliografia storica sull’utilizzo estrattivo, tuttavia al momento non si conosce l’esistenza di alcuna galleria. L’area denominata Il Colle presenta solo alcuni brevissimi saggi, pertanto definirla area mineraria è sicuramente esagerato, tuttavia abbiamo voluto identificarla in quanto geograficamente non assimilabile alle altre.
Þ MONTICELLO –- LE POSE
Þ BATTIFERRO
Þ IL COLLE
Þ CAPRAIE
Þ CAVA DEL FERRO
Þ FONTANACCIA
Þ FORNACCIA
I minerali di Fornovolasco
I minerali di Fornovolasco
in collaborazione con:
GRUPPO MINERALOGICO
PALEONTOLOGICO
Fornaci di Barga
Il campionamento eseguito nell’area di Fornovolasco ha rivelato la presenza di interessanti associazioni mineralogiche che erano sempre sfuggite ai mineralogisti del passato; difatti D’Achiardi (1873) si limitava a segnalare la presenza di ematite mentre Carobbi & Rodolico (1976) citavano Fornovolasco solo per la sua importanza storica. Bonini (1999) riportava il primo elenco di minerali dell’area di Fornovolasco; egli citava la presenza di pirite, calcopirite, magnetite, ematite, “limonite”, marcasite, melanterite, siderite, barite, oltre a segnalazioni da confermare di galena e “plumosite”; le specie segnalate erano soltanto 11. I campionamenti, cominciati nel settembre 2004 dal Gruppo Mineralogico Paleontologico Fornaci di Barga, sulla scia delle segnalazioni di Bonini (1999), hanno condotto all’identificazione di 49 specie mineralogiche differenti nelle mineralizzazioni a pirite ed ossidi di ferro di Fornovolasco. A Fornovolasco la mineralizzazione è costituita da lenti di magnetite e pirite.
I testi descrittivi delle specie e le relative foto sono state fornite dal geologo Cristian Biagioni (Dipartimento Scienze della Terra Università di Pisa, nonché socio del GMP-FdB).
Del lavoro effettuato va dato ampio merito al già citato Cristian Biagioni ed al prof. Paolo Orlandi (Dipartimento Scienze della Terra Università di Pisa), nonché a tutti i soci del Gruppo Mineralogico Paleontologico Fornaci di Barga (GMP-FdB), che qui ringraziamo, in particolare gli amici Marco Barsanti, Giampiero Bechelli, Marino Bergamini, Bruno De Carli, Raffaello Lucchesi, Luigi Pierotti, Ugo Quilici, Fabio Vannini e Carlo Zanelli.
Un’importante relazione sulle miniere ed i minerali di Fornovolasco è stata pubblicata sul n. 4/2008 della Rivista Mineralogica Italiana, la più importante rivista del settore in Italia.
La presente descrizione non vuole essere assolutamente un invito a visitare le miniere, ma ha carattere puramente scientifico e di divulgazione dei ritrovamenti effettuati.
Ricordiamo che le miniere si trovano in proprietà private; l'accesso è vietato ed impedito dalla presenza di reti metalliche, posizionate per motivi di sicurezza e di protezione dell'ambiente ipogeo.
ELENCO E DESCRIZIONE DEI MINERALI
I Buffardelli vanno sotto
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