Si tratta senza dubbio di uno dei capitoli della storia di Ceserana più interessanti, ma meno conosciuti, almeno nella storiografia tradizionale della Garfagnana; quest’ultima infatti si è principalmente soffermata sugli avvenimenti relativi a guerre e dominazioni, ma solo in misura minore sugli aspetti socio economici.
La Valle del Serchio è stata fin dal 13° secolo una terra fiorente di ferriere ed attività siderurgiche, vocazione che in parte conserva ancora oggi con l’industria della Europa Metalli; gli stessi toponimi di molti paese della Valle ricordano la vocazione rivolta alla lavorazione del ferro e dei metalli (Fornovolasco, Fabbriche di Vallico, Fabbriche di Careggine, Fornaci di Barga).
Come detto il primo grande impulso alla lavorazione del ferro in Valle del Serchio è del 13° secolo, quando anche nella nostra zona si diffusero le tecniche di applicazione dell’energia idraulica alla lavorazione del ferro; fu allora che lungo i principali corsi d’acqua sorsero edifici, detti volgarmente mulini da ferro o ferriere, in cui grosse ruote alimentate dall’acqua dei torrenti azionavano mantici, magli e pestelli. In quell’epoca le principali ferriere erano dislocate a Voluniana (l’attuale Bolognana), Fabricha de Gello, Fabricha de Valico, Forno Volascho, Gallicano e Fabricha de Caregine, mentre non si hanno notizie di attività siderurgiche in Ceserana.
Al momento non siamo in grado di definire con certezza la localizzazione della vecchia fabbrica del ferro; possiamo comunque presumere che si collocasse nei pressi della località denominata “La Sega”, dove intorno al diciottesimo secolo funzionava un opificio ad acqua dove si tagliava e si lavorava il tavolame ricavato dai boschi circostanti. Sopralluoghi molto accurati sul territorio con eventuali ritrovamenti di scorie di ferro potrebbero confermare tale ipotesi.